Il Muro del Pianto è il luogo più importante e sacro di tutto l’ebraismo. Si ritiene che la presenza divina alberghi proprio in quelle rocce. La spianata di fronte al muro è stata trasformata in una specie di sinagoga a cielo aperto e a qualsiasi ora è possibile vedere gli ebrei pregare di fronte al muro ed inserire dei biglietti, contenenti le preghiere stesse, tra le fessure delle pietre del muro.
È certamente un luogo affascinante e carico di spiritualità, dove i turisti si confondono con i pellegrini ebrei in visita un po’ da tutte le parti del mondo, ma soprattutto dagli USA. Anch’io con la mia kippah di cartone, sono stato scambiato per un pellegrino…
Non è raro vedere giovani coloni ebrei entrare al muro del pianto armati in maniera incredibile, almeno per i miei occhi di occidentale.







Il Bar Mitzvah, per la legge ebraica rappresenta la cerimonia durante la quale i bambini ebrei diventano responsabili per l’osservanza dei precetti rituali e per gli adempimenti della tradizione ebraica.
Nell’ebraismo l’età del Bar Mitzvah è di 13 anni per i ragazzi e di 12 anni per le ragazze (Bat Mitzvah), che coincide grossomodo con l’età puberale. Nelle comunità ortodosse la cerimonia per le ragazze non ha preso molto piede.
La celebrazione del Bar Mitzvah consiste nel partecipare alla lettura e al commento di un brano della Torah o dell’Haftarah.
Per molte famiglie l’evento viene celebrato un po’ come un “nostro” matrimonio, completo di fotografo, cineoperatore e foto in posa nei luoghi più importanti intorno al muro.






Sono capitato a Gerusalemme nel periodo del bombardamento della striscia di Gaza, la tensione era altissima, l’ultimo giorno, un Venerdì, abbiamo rischiato di non poter entrare nella città vecchia di Gerusalemme, come è successo a centinaia di mussulmani che stando andando alla moschea di al-Aqsa a celebrare in Venerdì, il nostro lasciapassare è stato il passaporto che ci identificava come turisti Italiani.
Nel vedere i ragazzi ebrei dell’università ballare e cantare nelle piazze per celebrare il Sabbath, la mia mente e il mio cuore sono tornati ai ragazzi palestinesi che avevo conosciuto qualche giorno prima in Palestina.
Marco Giordani